Brasile-Spagna, cronaca di una dormita annunciata.

Potrei scrivere un articolo sulla finale della Confederation Cup 2013 rubando pezzi da questo o quell’altro articolo ma… siamo una testata seria se non l’avevate ancora capito e queste cose si fanno solo all’esame di maturità.

Quindi vi racconto Brasile-Spagna per quello che ho visto: circa tre minuti. Intensi intendiamoci. Ma sempre tre minuti.

Belli gli inni nazionali. Momento che ricordo benissimo. Ho scoperto tra l’altro che quello spagnolo non ha parole.  Una genialata: basta smaronate su chi canta o non canta per la propria patria. Basta sentire la voce di Buffon perforarci i timpani solo per dimostrare che ha imparato un testo a memoria. A volte basta un mmm mmm mmm fatto con il cuore (come insegnavano i Crash Test Dummies tra l’altro).

Un minuto e trentanove secondi di studio. Poi il gol di Fred. Un tweet poco intelligente che rimandava ad un improbabile collegamento con il capofamiglia dei Flinstones e la sua clava, un vaffanculo al fusorario e una dormita successiva con qualche suono e immagine qua e là.

Mi ricordo di aver intravisto Morfeo. Sì. Domenico Morfeo. Per cui sono rimasto lontano dalle sue braccia. Poi ho sentito un rumore sordo, ritmato e pesante: stavo russando o Felipao Scolari stava ruttando per non aver digerito gli ultimi sedici pasti.

Insomma. La partita è finita molto presto per me. Pare abbia vinto il Brasile in maniera molto netta ma io non saprei dirvi neanche il nome degli altri marcatori. Per cui, dopo avermi mandato a cagare, potete tranquilamente cercare i gol, gli highlights, le dichiarazioni post-partita, gli urli di Caressa e tutte le altre cose folkloristiche di questa manifestazione che finalmente è finita, da un’altra parte.

Io torno a dormire.

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