Diamanti e Gilardino, alla Fiorentina piace la Cina (e gli affari a basso costo)

Per un industriale come Della Valle dialogare con la Cina è un fatto normale. Di più, necessario. Il mercato orientale è ormai all’avanguardia, domina e spopola in tutto il mondo, in tutti i settori. E gli affari che si stringono sono più che vantaggiosi. Si trovano delle vere occasioni a prezzi bassi, accessibili. Sicuramente convenienti. Un modello che oggi, la Fiorentina ne è l’esempio, è applicabile anche al calcio (soprattutto visto il numero crescente di giocatori che decidono di svernare all’ombra della Grande Muraglia).

Diamanti e Gilardino non sono certamente due giocatori finiti. Stanno attraversando la seconda fase della loro carriera, è vero, ma questo non vuol dire che non siano più in grado di dare il loro contributo in Serie A. Del resto la storia di Luca Toni a qualcosa sarà servita. E anche lui era reduce da un’esperienza all’estero, anche se dall’altra parte del mondo rispetto a Pechino.

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In casa viola l’arrivo di questi due nuovi giocatori non è piaciuto a Marin (partito con direzione Bruxelles) e EllaMadonna (attaccante dalla difficile pronuncia e dall’incomprensibile sapienza calcistica). Ma diciamocelo: e chi se ne frega. Erano due pippe. Per di più straniere. Maglio aver riabbracciato due giocatori nostrani che difficilmente avranno problemi d’ambientamento che tenere due stranieri a scaldare la panchina.

Alla fine la scelta della Fiorentina sembra promettere bene. Due giocatori d’esperienza che allungano la rosa e danno una spinta in più per questa seconda parte di stagione. Una scelta approvata anche da Renzi. Sia come tifoso “Ci voleva un po’ di fantasia in mezzo al campo e uno abituato a lottare in area” che come Premier “Un bel caso di ritorno di cervelli in Italia”. Cervelli? Semmai calotte craniche con qualcosa che si muove dentro. Ma questi sono insignificanti particolari. L’importante è che i piedi e la fronte siano buoni, vedremo se gli involtini primavera avranno influito sulle loro capacità