Dogs of Berlin e la verità di Ozil. Se una serie tedesca fa morire un calciatore turco.

Il 22 luglio 2018 dopo l’eliminazione della Germania dai mondiali russi Mesuth Özil, numero dieci in forza all’Arsenal, lascia la nazionale. Le motivazioni, a suo dire, il razzismo e l’ipocrisia dei media tedeschi e delle federazione che hanno usato una sua foto con il presidente turco Recep Erdogan come capro espiatorio.

Il 7 dicembre 2018 esce la serie Netflix, Dogs of Berlin seconda serie tedesca prodotta dal colosso americano dopo Dark. Punto centrale della storia l’omicidio, prima della partita Germania-Turchia, del calciatore della nazionale tedesca di origine turche Orkan Erdem.

Quello che non è riuscito ai tifosi tedeschi –  per lo meno quella parte di loro che aveva firmato una petizione per cacciare dalla nazionale Özil e Gundogan  – e che Özil aveva capito, viene messo in scena da questa serie. L’omicidio del calciatore turco simbolo della nazionale.

Non entro nel merito della questione filmica della serie né tanto meno della trama e quindi di un possibile spoiler. Quello che qui mi/ci interessa è il sotto testo del racconto. Un racconto che proprio grazie alla trasversalità del calcio ci parla di una comunità che fatica a trovare una coesione, dove le diverse “etnie” spingono per un’affermazione collaterale e criminosa quando questa non viene riconosciuta nei suo termini di legalità e “integrazione”.

dogs of berlin

Cos’è Dogs of Berlin?

Dogs of Berlin è una serie piena di personaggi, sono almeno otto i personaggi che, puntata dopo puntata, assumono un ruolo fondamentale. Di questi personaggi però è interessante segnalare come i tedeschi siano tutti neonazisti e quelli di origine straniera siano tutti più o meno criminali. 

Il personaggio non attivo ma fondamentale intorno al quale l’intera storia ruota, è il numero 8  della nazionale – numero più volte indossato dallo stesso Özil-  il calciatore turco naturalizzato tedesco Orkan Erdem. Tutto inizia con il ritrovamento del suo corpo nel quartiere di Marzahn. Durante la mia permanenza nella capitale tedesca, al mio primo giorno di Università, il professore mi disse “Non andare mai a Marzahn ci sono i nazisti”. Ed in effetti è quello che per tutta la serie si chiede la polizia, ovvero, cosa ci faceva un turco a Marzahn?

 

Dopo Erdem, un altro personaggio chiave, legato al mondo nazi è l’ispettore Kurt Grimmer che indaga sul caso cercando di bilanciare il suo passato da ex nazista – suo fratello e sua madre fanno ancora parte di un improponibile ma a quanto pare realistica banda neo nazi – la sua dipendenza dalle scommesse, la sua vita famigliare tipo e la sua amante ex tossica con figli a carico tipo.

Kurt Grimmer è affiancato dal poliziotto turco Erol Birkem, al quale ogni personaggio ricorda che non solo il suo essere ispettore rappresenta un’eccezione per i turchi, ma anche il suo essere omosessuale ne rappresenta una per il corpo di polizia.

Si rimane quindi ancora nel versante immigrazione, in questo caso quella croata. Timo Kovac – tra l’altro Niko Kovac è l’attuale allenatore del Bayer Monaco – è il gestore di numerose sale scommesse ma soprattutto è l’ideatore di una fitta trama di calcio scommesse dove Erdem rappresentava il contatto con la Bundesliga. E con questo penso i tedeschi abbiamo sublimato la nostra vittoria al mondiale del 2006 dopo averci ridicolizzato e accusato per la questione calciopoli.

Morto Erdem viene meno l’aggancio per truccare le partire, così entra in campo Raphael Bou’Penga calciatore di colore di origine africane nuova stella della nazionale tedesca e – nella serie – in forza al Red Bull Leipzig.

Bou’Penga ha un’evidente cresta bionda – anche qui, nuova sublimazione dell’incubo italiano dopo l’eliminazione agli Europei del 2012 con doppietta di Balotelli – è un ragazzo introverso pressato dalla famiglia a diventare il numero uno. Scusate la banalità ma questo personaggio nella sua costruzione è effettivamente banale.

 

 

Bou’Penga viene ricattato dalla famiglia mafiosa turca dei Tarek Amir per aver avuto rapporti sessuali con una minorenne. Questo è uno scandalo “comune” nel mondo del calcio ma visto già l’assonanza con il nome Kovac, questo caso mi ricorda quello di Frank Ribery, sempre in forza al Bayern. Bou Penga costretto dai Tarek Amir inizierà così il suo viaggio nel sottobosco dell’altro lato del pallone.

Arriviamo poi alla “famiglia”, i turchi Tarek Amir, signori “hypster” dello spaccio ora interessati al calcio scommesse. Loro rappresentano il classico stereotipo della famiglia mafiosa quindi per noi italiani nulla di nuovo.

I personaggi femminili sono davvero un discorso a parte e fanno da cornice ad una narrazione sotto testuale già molto marcata. Sono donne insicure,  tre su quattro hanno una relazione con Grimmer, rabbiose e marginali. Sono state, per l’appunto tre su quattro, deluse dallo stesso uomo, un neonazista ed è interessante come a due di loro non vengano apertamente riconosciuti i meriti acquisiti in ambito lavorativo nel paese di Angela Merkel. La donna con maggior potere è l’addetta stampa della Nazionale Tedesca e passa la maggior parte del tempo a corrompere poliziotti e insabbiare la verità.

Detto questo, se volete capire, non tanto la Germania come nazione, bensì come nazionale e, soprattutto, capire il perché Özil abbia lasciato, Dogs of Berlin vi aiuterà nella comprensione.