Tutti a Lille per il sogno dell’Italia del basket (e perché ne parliamo solo ora)

L’Italia è agli ottavi del campionato europeo di pallacanestro. Ha fatto le valigie ed è partita per Lille dove domenica inizierà la fase a eliminazione diretta. E noi non ne abbiamo parlato. Perché? Perché Gavino è un idiota sentimentale e avendo giocato tanti anni a basket non è riuscito a trovare delle battute decenti per trasformare la gioia in cretinismo di qualità. Perché esultava e urlava come un ossesso davanti ai canestri pazzeschi di Gallinari e Belinelli, la difesa insospettabile di Bargnani, gli attributi di Gentile e Aradori… E diciamocelo: avreste voluto un posto con scritto eeeeee! aaaaaa! siiiiiiii… ??? Non sarebbe stato molto descrittivo o divertente. E questo, d’altronde, non è un blog erotico. Almeno non ancora.

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Ora però possiamo cercare di ritrovare un minimo di dignità e ritrovare la nostra normale imbecillità. Il girone, difficilissimo, è un ricordo. L’Italia è riuscita a superarlo dando prova di avere lo stesso DNA della Nazionale di Myers, Fucka, Meneghin.  E non importa fino a dove arriverà. La prima cosa era ritrovare il feeling con i tifosi.

Ora arriva Israele che sta all’Europa come Babbo Natale sta alla Pasqua. Ma tant’è, poteva andarci molto peggio. Tipo affrontare la Francia di Tony Parker. Si gioca domenica alle 18.30. Ma prima analizziamo e diamo un voto ai protagonisti di questa bella impresa:

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CINCIARINI: Ha appena avuto un figlio. Cincia Junior. Affronta playmaker piccoli, veloci, tecnici, rompiballe. Non fa una piega. Infila i tiri decisivi nonostantegli allenatori avversari continuino a urlare: «Quello che sembra un commesso dell’Ikea lasciatelo tirare!». Voto: Sette e quaranta.

HACKETT: Ancora poco incisivo. Ma anche poco molare e canino. Fatica ad addentare con continuità la partita e si accende solo a sprazzi. Può e deve mordere di più. In attacco come in difesa. Voto: S(e)i applica ma potrebbe fare di più.

BELINELLI: E che gli vuoi dire? Metà dei tiri che mette sono presi senza ritmo, in precario equilibrio, su una gamba e mezzo, con le sopracciglia storte e con le simmetrie di un barbone ubriaco. Ma vanno dentro perché il talento è cristallino e la voglia di vincere infinita. Voto: 9 e tre quarti.

GALLINARI: Mai stato così forte. Mai stato così dominante. Mai stato così prepotente. Mai stato così maturo. Mai stato così antisportivato dagli arbitri. Il giocatore più forte dell’Europeo. E lo abbiamo noi. A Denver c’è chi ride. A Crotone, La Maddalena, Gorizia e Ventimiglia pure. Voto: 1 milione di biliardi di fantastilioni.

CUSIN: L’uomo che ha gli occhi di un Siberian Husky sta dando un contributo alla causa che manco le campagne di crowdfunding più note potrebbero eguagliare. Ogni tanto concede tiri liberi di troppo agli avversari quando hanno già schiacciato, sono tornati a terra, hanno guardato il tabellone e poi l’ora. Ma resta una bella, stupenda sorpresa. Voto: 4765 metri sopra il livello del mare.

ARADORI: Ogni volta che entra in campo la prima cosa che pensi è: “Questo si è trombato metà delle fidanzare dei giocatori avversari”. Poi però lo vedi giocare e capisci che è capace di metterla in saccoccia a tanti anche sul parquet. Sue sono alcune delle giocate più belle e significative dell’Europeo azzurro. Voto: 10 su meetic.

BARGNANI: Una volta lo chiamavano mago. Poi ha dovuto subire una serie di soprannomi che nessuno di noi avrebbe appioppato al nostro peggior nemico. E invece ha stupito tutti: mani delicate anche senza bacchetta, scivolamenti degni del miglior libro di incantesimi e una faccia giusta. Voto: Oltre Ogni Previsione (secondo i parametri di Hogwarts).

MELLI: Vedi Hackett. C’è sempre. Lotta. Picchia. Spinge. Difende. Acchiappa. Tira. Ma manca ancora qualcosa per fare il salto di qualità. Quello che non solo ti fa prendere il rimbalzo ma ti da il rispetto e il timore degli avversari. Voto: ottanta voglia di fare.

GENTILE: Si prende la squadra sulle spalle nei momenti di difficoltà Bulleggia in area, da fuori, con gli arbitri. È talmente maturo che ogni tanto casca in qualche errore o forzatura di troppo. Ma è un fenomeno vero. Voto: 22 come gli anni che non dimostra di avere. Almeno in campo.

DATOME: È in panchina fuori uso. Ma la sua voce si sente come se fosse sul parquet e la barba punge anche di più. Capitano non giocatore. E quando capitano certe cose solo i leader sanno farsi sentire così. VOTO: SV (solo voce).

DELLA VALLE, POLONARA: Sono sempre in piedi. Incoraggiano e tengono uniti i fili dell’umore di chi va in campo. Ma si sono fatti trovare pronti quando Pianigiani li ha chiamati. Collanti veri. VOTO: SV (super ventenniequalcosadipiù).