Juve-Shakhtar finisce come sarebbe stato meglio non finisse: 1-1 finale.

Juve-Shakhtar è LA partita di questa Champions League bianconera: con gli ucraini più che col Chelsea gli uomini di Conte e Carrera si giocano il passaggio del turno. Arriva un pareggio che fa più contenta la compagine di Donetsk che Buffon e compagni.

I primi 20 minuti almeno di Juve-Shakhtar sono una gran rottura di maroni. Il gioco lo fanno gli uomini di Lucescu, ma la loro manovra è tutt’altro che scoppiettante e permette loro di avere due-tre occasioni, di cui solo una nitida sprecata da . La Juve è tutta in un paio di azioni in verticale che mettono prima Matri e poi Marchisio davanti a Pyatov: il primo non ci arriva per un niente, il secondo spara alto.

Tutto il resto è noia, o quasi; la Juve è timida, sbaglia tanto e spinge poco, i ritmi sono lenti e pure lo Shaktar, che ha in mano le redini, spinge con una certa flemma. Poi arrivano due gol in due minuti o poco più. Texeira sfrutta un rimpallo fortunoso (diciamo di culo, con Barzagli che cade nel nulla) e la mette alle spalle di Buffon: vantaggio meritato, bisogna dirlo, ma per fortuna dura poco.

A volte gli schemi funzionano: Matri guadagna un angolo, va Pirlo in battuta e mentre tutti si schiacciano nell’area piccola lui la mette indietro per Bonucci che di cattiveria tira il caciottone in porta per il pareggio della Juve.

Da lì in poi la partita lentamente cresce d’intensità e se pure non cambiano gli equilibri, con gli arancioni che fanno tanto possesso e i bianconeri che rispondono a fiammate e si rendono pericolosi specialmente verso la fine del tempo, a dimostrazione che quando si sveglia la Juve può far male. Va comunque detto che lo Shaktar è una squadra coi controfiocchi, fatta di gente dai piedi buoni ma pure di considerevole quantità in mezzo al campo.

Al rientro in campo i bianconeri si fanno vedere e sugli scudi sale Bonucci con un paio d’interventi orgasmici, uno dei quali rovinato da un lancio nel più profondo nulla, giusto perché lui, dopotutto, ha una reputazione da difendere.

Il secondo tempo è più divertente ed è la Juve a fare il gioco anche se Vucinic rientra in campo in ciabatte e vestaglia (esce quasi subito per Giovinco, infatti); almeno un paio le azioni da gol da sussulto sulla sedia nel primo quarto d’ora, con Matri che spara alto da due passi e Willian che fa la barba al palo.

Dopo di quello però c’è solo la Juve, lo Shakhtar è tutto in una punizione di Srna e in un paio di bei tiri a lato di Mkhitaryan (sperando che si scriva così…), c’è poco altro, è la Juve che fa possesso e macina gioco, ma il gol non arriva. Gli ospiti si chiudono molto bene e spesso nel finale i padroni di casa fanno quello che non dovrebbero fare, ovvero cercare Giovinco con le palle alte; un po’ come chiedere a Inzaghi di fare lo stopper. A trenta secondi dal triplice fischio rischia pure di arrivare la beffa, con Willian che sfruttando un contropiede rocambolesco finisce per sparare alto un rigore in corsa.

Finisce in parità, un risultato tutto sommato giusto per gli equilibri visti in campo, ma obiettivamente la Juve doveva cercare di fare di più: serviva la vittoria per continuare il percorso in tranquillità, visto che il Chelsea ha ovviamente asfaltato il Nordsjaelland (o-4 il risultato) e costringe i torinesi a rincorrere.

D’ora in poi, vietato sbagliare.

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