La Juve stenta, poi dilaga: 1-3 al Par… ehm, al Cagliari.

Una Juve con un 298% circa di possesso palla riesce ad espugnare un Sant’Eli… no, un Is Aren… no, aspetta, dove cazzo giocavano oggi? Ah, sì… riesce ad espugnare un Tardini che fino alla fine sembrava dover essere stregato. Alla fine però, un risorto Matri e un  furbetto Vucinic hanno la meglio sul Parma.

Come? Era il Cagliari?

Va bene, sul Cagliari.

La partita inizia con una Juve un po’ timida, almeno fino al momento in cui Vidal decide di tirare una ginocchiatina a Sau in area: Damato fischia, no non fischia più… sì, fischia. Rigore per il Cagliari, che il buon Pinilla non sbaglia. Rigore generoso, ma che a bene vedere ci può stare senza scandali, e vantaggio assolutamente impronosticabile della squadra di casa.

Vabbè, di casa… si fa per dire.

Da lì i poi c’è quasi solo la Juve, che spinge e ponza senza però riuscire a cagare quel goletto che le permetterebbe di andare a bere il tè caldo perlomeno sul pareggio; c’è un rigore chiesto per una leggera trattenuta sul Quagliarella, ma sarebbe stato davvero regalato.     La storia si ripete anche nel secondo tempo: dopo un minutino di timida proposta del Cagliari che fa capolino in avanti, i bianconeri prendono la palla e non la perdono praticamente più, se non quando si decidono ad arrivare sottoporta e sbagliare l’ultimo passaggio o il tiro decisivo.

Agazzi è in versione paratutto (“micAgazzi!” cit. Gavino) e i difensori del Cagliari fanno di contro a gara a chi potrebbe finire per primo sotto la doccia: tutti ammoniti, rischiano parecchio con una serie di falli tattici graziati dall’arbitro, fino al fischio del secondo giallo ad Astori, autore per il resto di una prova davvero ottima. Prima e dopo succedono tutti i patatrac di questo mondo: prima Damato non fischia un rigore bello come il sole su Asamoah (spinta di Nainggolan sul ghanese che stava per colpire di testa), poi ne concede uno molto natalizio su Giovinco, che però il buon Vidal (non è serata per lui) decide di sparare alle stelle nel tentativo di deviare un pericolosissimo meteorite che si trovava in rotta di collisione con la Terra. Il mondo è salvo, la Juve è nella merda.

Conte spara dentro anche Vucinic che entra in ciabatte e coi suoi tiri da fuori rompen qualche lampadina del sistema d’illuminazione dello stadio, uccide un paio di anatre e sfonda la finestra d’un tipo a Reggio Emilia; quello in cui riesce a raddrizzare la mira è però decisivo, perché sulla ribatutta di Agazzi l’altro neoentrato Matri trova il famigerato tap-in vincente. Gol rigenerante per l’attaccante bianconero che inizia a giocare in scioltezza, prova tacchi e verticalizzazioni, ma né lui né i compagni riescono a trovare il secondo gol nonostante una pressione costante che lascia al Cagliari solo le briciole e qualche sterile contropiede; l’occasione più clamorosa ce l’ha Asamoah, che di testa a due passi dalla porta permette al fenomenale (e fortunello) Agazzi di dar sfoggio della sua reattività e deviare sul palo. Sembra una partita stregata.

Poi il suicidio gialloblù.

Nené al limite della sua area spara una cannonata addosso a Vidal (prende di braccio, ma è vicinissimo) e il rimpallo favorisce un Matri appollaiato di giustezza davanti al portiere: 1-2. Siamo al secondo di sei minuti di recupero (crampi, cambi, rissette etc.) e la partita sembra finita. E invece no: al 50′ Giovinco tenta l’azione solitaria tra due difensori e spara a colpo per il terzo gol, rubatogli da Vucinic piazzato quasi sulla linea di porta e istintivamente un po’ avvoltoio.

1-3.

E la partita finisce per davvero.

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