L’orda d’oro.Phil Foden il mancino del cambiamento con la Champions nel destino. (II Parte)

“England has a diamond” così ha esordito in un’intervista Pep Guardiola parlando di quello che, a tutti gli effetti, è il suo pupillo: Phil Foden.

Non ero a conoscenza di questa intervista quando, un giorno, guardando una partita di FA Cup tra Manchester City e Port Vale ho visto un ragazzetto stoppare la palla e tenersela incollata al sinistro in una maniera fuori dal comune. Si muoveva tra le linee con una leggerezza fantastica, non si nascondeva nei contrasti e soprattutto vedeva il gioco prima di tutti. Aveva catturato la mia attenzione. Il numero 47, per l’appunto Phil Foden. Quanto tempo dopo ho sentito l’intervista di Guardiola mi è sembrato tutto estremamente logico. Così come logico mi è sembrato il rapporto padre-figlio che si è instaurato tra i due, con Foden che scalpita per giocare ogni partita e Pep che gli ricorda che il suo momento arriverà e che deve continuare ad allenarsi.

Phil è un mezz’ala destra anche se nel centro campo del Manchester United sono tutti numeri 10 mascherati: da Bernardo a David Silvia passando per Kevin De Bruyne. Phil essendo un 2000 è entrato da poco nel giro dei titolari ma quello che fin qui ha fatto vedere è veramente notevole considerando la concorrenza in squadra. Il suo gioco è estremamente dinamico e abbina perfettamente il possesso pallo allo scatto veloce. Gioca molto con gli inserimenti e palla al piede è stupendo. Erano anni che non vedevo un giocatore così giovane avere questa maturità. Se per Pogba l’esordio (favoloso) è stato aiutato da un fisico pazzesco per Foden e il suo metro e settanta vale il discorso di Xavi-Iniesta. Tecnica, tecnica e ancora tecnica.

Se per Jack Grealish ho parlato di iconicità anche come recupero di quella “mitologia” fuori dal campo tipica della vecchia scuola capitana da Gazza Gascoigne, nel caso di Phil Foden si può parlare di un nuovo paradigma calcistico, e quindi, non tanto di un recupero bensì di una genesi. Sono due le chiavi di lettura per capire la genealogia di Foden. Uno riguarda il contesto calcistico oggettivo ed un altro invece la congiuntura astrale di un destino segnato dalla Champions.

Foden e Grealish a contrasto nella finale di Coppa di Lega tra Man.City e Aston Villa (2-1) giocata a Wembley lo scorso 1° marzo

Andiamo in ordine. Quando parlo di cambiamento calcistico intendo quel cambiamento culturale che ha investito il calcio inglese, in particolar modo quello giovanile, a partire dal 2016. Sono tre le date chiave di questo progressivo cambiamento che hanno visto Phil, almeno nelle prime due, sempre in prima fila. 

2016 Il Manchester City ingaggia Pep Guardiola. Sembra inizialmente il “normale” passaggio nella carriera di un allenatore vincente e rinomato da un top club ad un altro, ma in realtà quello che si rivelerà nelle successive stagioni – grazie anche all’arrivo di Jurgen Klopp sulla panchina del Liverpool – è un cambio di mentalità. Si passa dal modello Sir Alex Ferguson a quello Pep Guardiola un modello che, a differenza di quanto è successo nell’esperienza tedesca dell’allenatore catalano, ha informato un’intero movimento calcistico. Questo non vuol dire che adesso tutte le squadre inglesi giochino come il Barcellona  ma tanti giovani giocatori sono stati influenzati indubbiamente da quel calcio.

 

2017 la Nazionale Under 17 inglese vince il mondiale di categoria in India dopo un cavalcata straordinaria fatta di un calcio veloce, aggressivo non solo figlio della gioventù spensierata ma di geometrie che dalle parti della Vecchia Albione non si erano mai viste. Il culmine di quel mondiale pazzesco arriva in finale dove i Leoni battono le furie rosse della Spagna, quelle che in realtà quel calcio lo masticano fin dai pulcini. In quella partita Phil segna una doppietta e in quel mondiale viene eletto miglior giocatore. L’Under 17 si trova in uno stato di grazia tale al punto che, quando il Borussia Dortmund decide di richiamare Jadon Sancho durante la fase a gironi (3 gol fino a quel momento), il tecnico pesca dalla panchina Rhian Brewster che sarà più che decisivo dal momento che con 8 goal diventerà capocannoniere del torneo. Un calcio come quello espresso dalla nazionale di Steve Cooper è stato davvero irripetibile. Tra l’altro lo stesso Cooper è da tenere d’occhio dal momento che, il tecnico gallese quando ha rivestito il ruolo di allenatore dell’Academy del Liverpool, ha tirato fuori giocatori come, Raheem Sterling, Trent Alexander-Arnold.

2018 la nazionale maggiore guidata da Gareth Southgate – quello che da giocatore sbagliò il rigore decisivo nella semifinale di Euro ’96 e per il quale si rimanda a questo link – arriva in semifinale al mondiale di Russia 2018. È una nazionale con diversi giovani, non eccelsa nella qualità di gioco ma coesa e ben compatta. Soprattutto è una nazionale che è riuscirà ad arrivare oltre ogni più rosea aspettativa.

Ecco dato il quadro di contesto generale si può capire perché Foden sia un giocatore sovra stimolato. Phil si è trovato in quel cambiamento e ha deciso di sposarlo. Lui è il piede sinistro di quel cambiamento.

Oltre alla storia oggettiva c’è, poi, quella soggettiva e particolare. 

Phil nasce il 28 maggio 2000 a Stockport una città da 130 mila abitanti circa nel distretto di Greater Manchester. Ad otto anni, quindi quando Guardiola vinceva la sua prima Champions contro lo United, entra nelle giovanili del Man City. Phil come ogni figura archetipica non nasce ovviamente in un giorno a caso. L’ultima settimana di maggio è quella storicamente dedicata alla finale di Champions, in particolare il sabato, e così Phil festeggia il suo undicesimo compleanno nello stesso giorno in cui Pep vince nuovamente la Champion contro Sir.Alex.

Il 26 maggio 2000, due giorni prima che Phil nascesse, il Real Madrid vinse la champions contro il Valencia (3-1) ed il secondo goal lo mise a segno Steve McManaman uno dei pilastri della vecchia scuola inglese.

Quando Phil ha solo 16 anni il destino decide che è arrivato il momento di rivelare i suoi piani. Il Manchester City, come detto, ingaggia Pep Guardiola. Tempo qualche mese, dicembre, e Phil viene convocato per la prima volta con il Manchester dei “grandi” proprio per una partita di Champions (fase a gironi, Man.City -Celtic 1-1) Phil non entra in campo ma inizia a prendere confidenza con il “suo” mondo. L’esordio è rinviato di un anno e sempre nella stessa competizione. 21 novembre 2017, Manchester City – Feyenoord (1-0) al minuto 74 prende il posto di Yaya Tourè. Il 12 marzo 2019 segna la sua prima rete in Champions nella goleada contro lo Schalke (7-0) diventando il giocatore inglese più giovane ad aver segnato in questa competizione.

Perciò, non stupitevi se quando il Manchester City vincerà la sua prima Champions il goal decisivo sarà quello di Phil.