Mimmo Di Carlo: dal calcio in culo al calcio al cuore

mimmo_di_carlo_vicenza_inter_murgita_bombardini

Iniziamo con una data: 1 giugno 2019. Domenico “Mimmo” Di Carlo è il nuovo allenatore del Vicenza.

Proseguiamo con un’altra data: 29 maggio 1997. Finale di ritorno di Coppa Italia, Vicenza-Napoli.

Mimmo è lì, con il suo numero 4 stampato su una maglietta esageratamente larga e antiaderente, ma rigorosamente messa dentro i pantoloncini. È lì con un’incipiente tanto quanto indomesticabile calvizie, perchè Mimmo non è alla moda.
Su di lui – al 12° minuto del secondo tempo supplementare – Alain Boghossian si avventa in maniera sconclusionata causando punizione dal limite. Mimmo è lì e lo sa. Da quella punizione nasce il gol del 2-0 (all’andata i partenopei si erano imposti 1-0); poi c’è il 3-0 del talentino laziale Sandro Iannuzzi e il Menti si trasforma nella Bombonera. Lo stadio trema. Il Vicenza si aggiudica la sua prima storica Coppa Italia e il delirio generale fa dimenticare, anche ai telespettatori da casa, che la visione dalla tribuna centrale del Menti è impallata da un assurdo palo di metallo.

La storia d’amore tra Mimmo Di Carlo e il Vicenza

Continuiamo con un’altra data, perché nelle storie d’amore ogni giorno assume un valore quasi rituale, e non importa se la sua rievocazione porta alla mente ricordi dolorosi.

16 aprile 1998, Stamford Bridge, semifinale di ritorno Chelsea-Vicenza. Avendo vinto la Coppa Italia, l’anno successivo il Vicenza si trova a disputare la Coppa delle Coppe, una competizione che fa commuovere al solo pensiero – specialmente se pensiamo alla ventura super-mega-ultra Champions League.
Nella partita d’andata i berici avevano vinto 1-0 ma ora, lontani dal palladiano fortino, non si può pensare solo a difendere se l’obiettivo vuole essere la finale. E anche in questo occasione Mimmo è lì, al centro del campo stavolta in veste “militare” rasato a zero. Il Vicenza parte forte e passa in vantaggio con il Toro di Sora Pasquale Luiso, ma poi il Chelsea ritorrna in partita e per tre volte Brivio deve raccogliere il pallone nella sua rete.

È finito l’amore, è finita la magia. Non di certo per Mimmo, lui che con quella maglia ha esordito in serie A a 31 anni. Mimmo lo sa, serve una pausa; e poi il cartellino anagrafico incombe. Mimmo gioca ancora un’altro anno – nove stagioni in totale – e poi lascia il calcio giocato passando per Lecce e Livorno.

GianLuca Vialli of Chelsea  beats a Vicenza tackle
Chelsea-Vicenza. Di Carlo non c’è ma questa è l’unica foto libera da copyright che abbiamo trovato.

In questa pausa dall’amore Mimmo diventa allenatore.

Mantova, Sampdoria, Livorno, Cesena, tra le altre – ma soprattutto Chievo e Parma. Chievo: perché Mimmo, dopo le due stagione 2008-2010, decide di ritornaci nel 2019 nonostante i problemi finanziari e la scritta serie B stampata sulla fronte. Parma: perché lì Mimmo prende il calcio più grosso. Non è una metafora. Prima partita della serie A 2007-2008, Parma-Catania. Al termine di un innocuo quanto comune battibecco, Silvio Baldini – l’anarchico allenatore del Catania – si stacca dalla sua zona tecnica e colpisce Mimmo con un gran calcio in culo. Una cosa mai vista. Un calcio in culo come non si vedeva dai tempi delle medie. E così Mimmo fa finta di non vedere, si gira ma non reagisce – un po’ come quella sera in cui Boghossian lo stese al limite dell’area.

E di questo Mimmo viene ripagato. La sua dedizione, la sua pazienza, la sua maglia nei pantaloncini trasformano quel calcio in culo in un salto spazio-temporale che lo riporta direttamente sulla panchina del Menti.

Perché, come cantava Venditti, “Certi amori non finiscono (prendono dei calci in culo immensi) e poi ritornano”