Oscar Pistorius, che caduta di stile!

La storia di Oscar Pistorius ha emozionato tutto il mondo. La sua strenua volontà di voler gareggiare nelle Olimpiadi è stata acclamata e difesa da moltissime persone, in nome di uno spirito sportivo che dovrebbe abbattere tutti i tipi di barriere esistenti. Correre con delle protesi alle gambe e misurarsi contro coloro che hanno avuto la fortuna di rimanere fisicamente sani, in nome di un presunto “vantaggio” che in realtà non esisterebbe. In Italia la sua storia ha avuto più presa visto che il sudafricano ha deciso di allenarsi, con costanza e dedizione, dalle nostre parti.

Eppure Oscar è scivolato sulla stessa buccia di banana che i suoi detrattori hanno cercato di sistemargli ogni qualvolta usciva dai blocchi di una gara ufficiale. Alle Paraolimpiadi di Londra, infatti, è stato battuto dal brasiliano Alan Fonteles Cardoso Oliveira nei 200 metri e subito dopo la gara ha esternato delle frasi che s’infrangono pesantemente sui muri pesanti eretti nella battaglia da lui sempre professata: “Non stiamo correndo una gara equa”.

La polemica nasce dal fatto che il corridore sudamericano porterebbe delle protesi più lunghe e quindi si avvantaggerebbe nei confronti dello sprinter sudafricano. Pistorius colpisce la “tecnologia” che ha sempre difeso, dando adito a nuove infinite critiche sulla sua apparizione ai giochi ufficiali di Londra. Se è vero che Oscar non ottiene vantaggio contro gli avversari fisicamente normodotati, anche coloro che usano delle protesi più lunghe non dovrebbero risultare favoriti in una gara paraolimpica, visto che le stesse protesi non influiscono sul risultato della gara. Sarebbe come accusare un avversario di essere più alto e dunque di avere “gambe più lunghe”.

Oscar ha poi sottolineato il merito della vittoria del brasiliano (“Mi congratulo con Oliveira, gli ho stretto la mano dopo la sua vittoria, ha corso davvero una bella gara”) ma non sono arrivate scuse né rettifiche per le parole utilizzate, ipotizzabili come frutto di una frustrazione scaturita dall’immediata sconfitta.

Non voglio assolutamente contraddire l’uomo né lo sportivo ma stavolta il buon Pistorius è inciampato sulle teorie che da sempre hanno costituito l’oggetto delle sue difese in ambito internazionale, finendo con un capitombolo che rappresenta una vera e propria caduta di stile.

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