Ritratti: Edmundo.

Edmundo e uno scimpanzè.

Nato in un piccolo zoo di Niteroi – delizioso paesello della campagna provenzale brasiliana – Edmundo Alves de Souza Neto si unì molto presto a un famoso circo locale: il suo ruolo, all’inizio, era quello di sopprimere i pachidermi e gli ippopotami che davano eccessivi segni di aggressività; lo faceva a mani nude, spesso limitandosi a strappare la testa dell’animale con un morso deciso.

In quei frangenti ebbe l’occasione di mettere in mostra le sue doti calcistiche, tanto da venire ingaggiato con soddisfazione dal Vasco da Gama con cui passa due stagioni di rodaggio; dopo un paio d’anni al Palmeiras, torna alla compagine carioca da trionfatore: 74 gol nel campionato paulista e altri 38 (in 44 partite) nella stagione del suo ritorno; una media degna delle migliori statistiche truccate di Romario. Ed è così che Edmundo sale agli onori della cronaca pallonara (dopo aver già visitato quelli della cronaca nera) e si guadagna le attenzioni della Fiorentina, dove approda nel 1997.

Un tipica reazione di Edmundo.
Edmundo durante un normale scontro di gioco.

Quando arriva in serie A, il nostro ha già guadagnato il soprannome di O animal, per via del suo temperamento mite, che lo fa assomigliare a un dolce passerotto inzuppato da un’improvviso acquazzone primaverile. Vicino a Batistuta e Rui Costa, l’animale può fare sfoggio delle sue zanne affilate e terminare una stagione con risultati positivi: nessuno investito in auto, nessun osso rotto entrando a martello, nessun tacchetto degli scarpini sostituito con denti umani. Ma evidentemente il viola quaresimale della squadra di Firenze fa esplodere in Edmundo la saudade; o, meglio, la voglia matta di far casino. L’anno successivo il brasiliano non resiste alle sirene del carnevale di Rio de Janeiro, vola in patria a fare baldoria e torna infine a Firenze sfatto come una mutanda usata. Trapattoni e Cecchi Gori non la prendono proprio benissimo, e così Edmundo si prende un calcio in culo a fine stagione. E dove va? Al Vasco da Gama, ovviamente.

Un campionato, 16 partite, 13 gol. Poi il Santos: 20 partite, 13 gol. Un campione ritrovato? Sicuro! Ma non è lui. All’inizio del nuovo millennio sbarca a Napoli, s’infortuna alla prima partita – scivola su un mucchio di coriandoli lanciati da un travone vestito di paillettes – e quando rientra contribusice attivamente alla retrocessione dei partenopei. Da lì inizia un girovagare senza fine che lo porta in Brasile, poi in Giappone, poi di nuovo in Brasile: si susseguono una squadra dopo l’altra, poche partite, pochi gol, ma ancora tante soddisfazioni a carnevale. Qualche sussulto di ritrovato vigore a negli ultimi anni in campo e poi la fine della carriera, da vecchio eroe delle tibie spezzate, in un club insospettabile: il Vasco da Gama.

E chi altri se lo pigliava più?

P.S.

Ora Edmundo fa il commentatore per la TV brasiliana Bandeirantes, almeno finché non lo arrestano.