Ritratti: Tuta.

tuta venezia bari

Per gli amanti del calcio, Tuta – all’anagrafe Moacir Bastos – è una vera leggenda vivente.

Il suo nome è legato principalmente al famigerato gol in Venezia-Bari del 24 gennaio del 1999: gli appassionati se lo ricordano solo per quello; per i tifosi del Venezia è una meteora di passaggio, uno strano ircocervo a metà strada tra un idolo e un bidone.

Indubbiamente un personaggio indimenticabile.

Chi è Tuta?

tuta-01Moacir Bastos è un attaccante di razza: ha la flemma di Zalayeta e il fiuto del gol di Carsten Jancker. Nasce a Palmital il 20 giugno del 1974 e inizia a dare calci a un pallone perché l’ingegneria biomedica non è nel suo stile. Fa la trafila delle giovanili nell’Araçatuba – una squadra che non sappiamo nemmeno se esiste per davvero -, muove i primi passi da professionista nella Juventude e si fa notare dagli osservatori con l’Atletico Paranaense. Con i rossoneri segna 15 gol in 39 partite: una media invidiabile.

Non se lo lascia sfuggire il buon Zamparini, che nell’estate del 1998 – pur di non spendere soldi in Italia – porta in laguna lui e l’impresentabile Kenneth Zeigbo per rinforzare il reparto d’attacco. Per farci un’idea, diciamo solo che Zeigbo in 13 anni in Euoropa (per lo più in serie D) ha segnato meno di 40 gol. Ma questa è un’altra storia.

Anche Tuta è poco fortunato nella sua esperienza italiana, ma è più furbo di Zeigbo e nel 1999 si fa rispedire in Brasile. In patria ritrova gol e buonumore, ma ritenta ancora due volte la fortuna all’estero: nel 2002 e nel 2003, entrambe le volte in Corea del Sud, dove riesce a fare bene. E grazie al cazzo, direte voi: in Corea farebbe 30 gol pure mia nonna. Ma questa è un’altra storia.

Nel 2005 va alla Fluminense, dove gioca probabilmente le sue migliori partite, tiene una media di circa un gol ogni due partite, e riesce a vincere un campionato Carioca. Inizia poi un lungo girovagare per i tornei brasiliani e nel 2012, per sfuggire alla noia, viene arrestato. Pare non pagasse gli alimenti alla ex moglie, ma secondo noi è stata tutta una combine…

La carriera in Italia

“Everybody sing a song: Tuta! Tuta!”

tuta con la maglia del venezia
Tuta festeggia la sua entrata in campo, evento rarissimo.

Lo cantavano gli ultrà del Venezia, scimmiottando un’imbarazzante canzone dei Cartoons, in voga all’epoca. Ma andiamo per gradi.

Come si diceva prima, il signor Bastos arriva al Venezia nell’estate del 1998 come primo sostituto di Pippo Maniero e Stefan Schwoch, ma fin da subito ha grossi problemi ambientali. Non gioca molto, ma un gol alla Juventus in coppa Italia euno in campionato con la Lazio gli bastano per diventare un eroe della tifoseria lagunare. Lui però soffre di saudade, non lega coi compagni, trova sempre meno spazio in campo. Quello per il Venezia è l’anno più bello, e lui ne è un protagonista quasi involontario. 18 partite e soli 3 gol in campionato, ma sono gol pesanti; e uno in particolare è il gol della discordia, quello che gli fece dire, anni dopo: “Mi voleva la Juventus. Senza quella rete sarei rimasto in Italia”.

Non gli ha mai creduto nessuno, ma questa è un’altra storia.

Il gol della discordia è il già citato colpo di testa al 90° che fece vincere il Venezia contro il Bari. Ma siamo sicuri che il Venezia volesse vincere? Pare di no. Lui e l’amico Fabio Bilica sono gli unici ad esultare; Maniero gli porge un cinque, ma poco prima gli aveva detto: “Vedi di non segnare. Meglio se facciamo 1-1”. Maniero ha sempre negato, ma nessuno ha mai creduto neppure a lui.

Fatto sta che Tuta sembra aver ritrovato il sorriso e invece non mette quasi più piede in campo. Novellino non lo considera. Anzi non lo caga proprio. Quando gli chiedono cosa dice al suo allenatore che lo fa giocare poco, lui risponde: “Niente. Tanto lui non mi parla”. È una storia che spezza il cuore.

L’incredibile profezia

urs althaus aristotelesQuella di Tuta è una vicenda che però avevamo già visto. E l’avevamo vista in un film: L’allenatore nel pallone con Lino Banfi nel ruolo dell’allenatore Oronzo Canà e Urs Althaus nel ruolo del calciatore Aristoteles, entrambi in forza alla Longobarda. L’ultima di campionato è combinata: la Longobarda deve perdere contro l’Atalanta e va sotto di un gol. Ma Aristoteles entra in campo e con due reti ribalta il risultato, esultando in barba ai compagni che erano d’accordo per il “biscottone”.

Un racconto che sembra solo molto simile a quello di Venezia-Bari, ma che diventa incredibile quando ci rendiamo conto che Urs Althaus – l’attore che interpreta Aristoteles – è uguale a Tuta.

Una storia che non finisce

Il bello di tutta questa faccenda è che Tuta gioca ancora. A 42 anni suonati è la punta di diamante (…?) del Flamengo Piauì, una squadra di Teresina. E no, Teresina non è la nonna di Tuta: Teresina è una città del Brasile. L’Esporte Club milita nella prima divisione del campionato piauiense, che ha vinto per l’ultima volta nel 2009.

Eppure il sogno di Moacir è di tornare in Italia. In un’intervista di qualche tempo fa dichiara:

Ho fatto il corso di tecnico della Federcalcio di Rio. Ma potrò anche lavorare come procuratore. Voglio allenare in Italia. Lì ho imparato a gustare il vino, la pizza. Abitavo a Mestre dove la squadra si allenava. Mi ricordo delle passeggiate a Venezia lungo il Canal Grande. Bei tempi.

Inzaghi, sei avvisato.