Undici a tavola. La cena di Natale che vorrei

Le feste natalizie sono un momento delicato. Anche se tutti noi prendiamo parte a questo rito collettivo spesso lo facciamo controvoglia con ansia, frustrazione e tutta una serie di sensazioni che stridono con quelle belle palline colorate che comunque – non sai perché – ti trovi ad appendere sull’albero. Non sono esente da questa descrizione ma per lo meno quest’anno ho deciso di far volare la mia immaginazione calcistica e inventarmi al posto della cena coi parenti, quella con i miei calciatori preferiti. 

Mi sono chiesto, se sono dove non vorrei essere con chi non vorrei essere, perché non posso immagine di essere con chi vorrei?

Ho preparato una tavola da 11 posti, logicamente. Io mi limiterò a servire le portate e far entrare gli ospiti.

Il primo – per forza di cose –  è un numero uno e a lui lascio il capotavola.

Entra, signori e signore, Giovanni Cervone. Ex portiere della Roma della mia infanzia. L’ho invitato per quella sua caratteristica incredibile di battezzare ogni pallone fuori e l’altrettanto incredibile caratteristica di non rispettare questo pronostico. Ricordo ancora il gol dello Slavia Praga che eliminò la Roma dalla coppa Uefa all’ultimo munito dei supplementari ma anche un gol di Michele Padovano da duecentosessanta metri che lui vide insaccarsi sotto la traversa alzando le mani al grido di “fuori”. Lo faccio accomodare e spingo bene la sedia sotto di lui perché non mi fido della sua percezione delle distanze. 

Secondo ospite. Gioco con una difesa a tre. Tony Adams. Capitano alcolizzato dell’Arsenal degli anni 90. Per me ha simboleggiato l’Inghilterra (insieme ad un altro invitato che arriverà dopo). Scorbutico, alto, aggressivo senza motivo, indomito e rancoroso. Lui conosce già la strada della sala da pranzo ma prima di sedersi si versa da bere.

Terzo invitato. Paolo Montero. Non servono presentazioni. Ho solo pensato che se a un certo punto si mette male serve qualcuno con cui lottare e poi se finisco all’ospedale so che lui farebbe il giro del mondo per venirmi a trovare come ha fatto con Pessotto.

Quarto invitato. Ho provato a chiamare Vinnie Jones ma sta girando un film quindi ho chiamato Mattia De Sciglio perché del sano bullismo nel calcio è tutto.

Quinto invitato. Zinedine Zidane. Alle botte e all’ignoranza bisognerà pur unire un po’ di classe. Lui è tutte e due le cose insieme quindi….

Sesto invitato Roy Keane + 1. Devo ammettere che Roy è il mio modello di vita. Vorrei essere Roy tutto qua, ne più ne meno. Il +1 è la gamba di Håland difensore del Manchester City che quando militava nel Leeds ruppe i legamenti di Roy permettendosi anche di urlargli contro pensando ad una simulazione. Tempo tre anni e mezzo e Roy si prese la sua rivincita. Gli ho chiesto di portare quella gamba come trofeo della serata. Roy è un tipo di cuore e ha acconsentito. Ho chiesto a Cervone a fine serata se può tatuarmi il numero 16 sul polpaccio. Vediamo cosa succede.

Settimo invitato Francesco Moriero. Primo perché non posso parlare tutta la sera in inglese – De Sciglio sarà impegnato a difendersi da Adams e Cervone si fumerà tre pacchetti di Marlboro rosse  – secondo perché io ho provato ad essere un’ala destra ma non ci sono riuscito quindi ho bisogno dei consigli del maestro della rovesciata.

Ottavo invitato. Vi giuro che ci ho pensato tantissimo, però al cuore non si comanda. Ci si può provare ma se poi anche la ragione ti dice che lo devi invitare allora è fatta. Ecco Gazza Gascoigne. Se per questioni anagrafiche non doveste ricordarlo andatevi a vedere il goal agli Europei del 96 contro al Scozia. Guardate l’esultanza e fate caso a quella vena del collo che vive di una sua vita rabbiosa propria. Gazza mi si avvicina e mi ringrazia di non aver invitato Vinnie dicendo “Quel ragazzo sa come strizzare le palle. L’ultima volta per poco non se le portava a casa”

Nono invitato. Alan Shearer. Lui mi ha insegnato – con i suo 34 gol nel Balckburn del 1994 – che anche una piccola squadra lontana da ogni mappa geografica del calcio che conta può vincere il titolo. Lui è il mio Christmas Carol.

Decimo Invitato Eric Cantona. Ma solo per il film di Ken Loach.

Undicesimo inviato Carlos Tevez. Ma solo perché è Carlos Tevez.

Se la casa non esplode sarà un bel Natale.