Universi paralleli: il Cittadella in Serie A

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Il Cittadella ha da poco perso la finale playoff di Serie B. Lo ha vinto l’Hellas Verona, che dà il cambio al Chievo nel massimo campionato, in una sorta di turnover veronese.
I gialloblù sono riusciti nell’impresa di ribaltare il risultato della  gara d’andata, vinta 2-0 dai padovani. Dopo una partita intensa, la squadra di Aglietti riesci a imporsi con tre reti.
Questo è quanto successo per davvero.

Proviamo a immaginarci una realtà diversa. Un’universo alternativo in cui la squadra di casa non riesce ad imporsi.

Verona-Cittadella: cronaca di una partita parallela

VERONA – Finisce a reti inviolate il match di ritorno tra Verona e Cittadella, consentendo così alla squadra di Venturato di conquista la prima, storica promozione in Serie A. Gli scaligeri partono forte, colpiscono la traversa con Di Carmine e assediano l’area avversaria per 20 minuti, senza però creare altri brividi a Paleari. La prima occasione del Cittadella arriva al 35’, quando Diaw si tuffa su un bel filtrante di Iori ma calcia di poco a lato. Il primo tempo finisce senza altre emozioni e la ripresa inizia nello stesso modo. Il Verona, pur mantenendo il pallino del gioco, non riesce mai ad affondare veramente. Merito di una partita accorta del Cittadella, attentissimo in difesa, ma anche di una motivazione che viene sempre più a mancare man mano che passano i minuti. Il colpo di coda lo regala il solito Pazzini, che con un tuffo in avvitamento su cross di Laribi impegna Paleari nell’ennesimo miracolo della sua strepitosa stagione. Alla fine le reti rimangono inviolate e il Cittadella approda in punta di piedi nella massima serie.

Cittadella in Serie A: una favola per veri romantici

Non ce ne vogliano gli amici veronesi. Immaginare il Cittadella in Serie A è una favola per romantici perché è la storia dell’uomo comune che lotta per arrivare dove non gli sarebbe concesso.
Sia chiaro: l’Hellas ha meritato la promozione – pur dopo una stagione di alti e bassi – perché ha una rosa di livello superiore. E va bene così.
Ma chi di noi non ha sperato, almeno per un momento, che i granata ce la facessero?

La simpatia verso il partecipante più debole è comune a tutti – tranne forse a Lotito e a Salvini, ma questa è un’altra faccenda. È questa simpatia che ci fa amare Paperino più di Topolino. È questo atto di mimesi e catarsi che ci ha fatto tifare Grecia all’Europeo del 2004, che ci ha fatto amare le Minardi in Formula 1, che ci ha fatto tifare Pordenone contro l’Inter in Coppa Italia, che ci ha fatto esultare – con le debite proporzioni – per il Leicester di Ranieri.

Impossibile dunque, non simpatizzare per il Cittadella. Una squadra relativamente giovane – nasce nel 1973 dalla fusione di altre due società – e che si guadagna la Serie B solo nel 2000. Una società fondata da un uomo della città – Angelo Gabrielli – e tuttora gestita da un uomo di città – il figlio di Angelo, Andrea. Il Cittadella è il simbolo della piccola azienda di famiglia dove l’importante è lavorare bene. E lo si fa, visto che da quel lontano anno 2000 la squadra è rimasta in Serie B per 12 volte; e che negli ultimi tre anni è sempre finita ai plaoff.

Fino a oggi il sogno si è infranto, ma domani chissà.