Lo strano caso del dr. Mexès.

Philippe Mexès è nato in un buio vicolo di Tolosa, nel mezzo di una notte buia e tempestosa, più di trent’anni or sono.

Ancora fanciullo, si avvicina al mondo del calcio, dapprima ricevendone uno nel didietro dai suoi genitori, che già lo vedevano avvocato o dottore o perlomeno spazzino, poi iniziando a giocare nelle giovanili del Tolosa e dell’Auxerre.

Si mise in luce come ottimo difensore centrale, raggiunse la nazionale e venne acquistato, nei primi anni Duemila, dall’ambiziosa Roma di Capello, con cui giocò per sette anni prima di passare al Milan. Quindi, tutt’a un tratto, divenne una pippa.

Schiacciato dal peso delle méches, il piccolo Mexès non riesce più a esprimere il suo talento, chiuso peraltro da giocatori più validi come Thiago Silva e Nesta. Quando questi ultimi abbandonano il Diavolo, Philippe diventa titolare, mostrando quanto abbia saputo negli anni arrivare al livello del miglior Aronica.

Fioccano i gol, per Philippe: i gol degli avversari, però; aiutati dagli interventi fiacchi e sconsiderati del biondo francesino. Quello di Borja Valero il migliore degli ultimi tempi: un trotterellata in linea retta verso la porta di Abbiati, contrastato da un Mexés in versione gelatina, neanche fosse una partita di Fifa ’98 in modalità amatoriale.

Poi, i fulmini a ciel sereno, o (se preferite) i raggi di sole nel buio: un colpo di tacco sempre contro la Fiorentina e il gol meraviglioso di ieri sera, una rovesciata da fuori area che Ibra in confronto è Paramatti.

Questo lo strano caso del dr. Mexès, difensore ultimamente generoso nella sua indecenza, ma capace d’exploit fantascientifici.

Fatelo giocare al posto di Pato.

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