So che a molti di voi non frega niente di quest’articolo ma non importa. Si è concluso il March Madness, il torneo del basket universitario americano che ogni anno tiene incollati milioni di telespettatori americani (e non solo) al televisore del salotto. Se non lo avete mai visto non sapete cosa vi siete persi: adrenalina, incoscienza, rivalità, emozioni. Il basket NCAA racchiude l’essenza più istintiva della pallacanestro.
Il torneo NCAA si svolge attraverso un tabellone tennistico che porta 4 squadre a giocarsi le Final Four e, conseguentemente, il titolo. Si tratta di un riconoscimento ambito e di elevatissimo prestigio all’interno dell’intero sistema sportivo a stelle e strisce. Quest’anno, all’atto conclusivo, è arrivato solo uno dei college favoriti alla vigilia: Louisville. Niente da fare per Duke, Ohio State, Gonzaga, Miami, Kansas o Indiana (solo per citare le più accreditate).
Ogni anno il torneo rivela delle sorprese inimmaginabili e quest’anno è toccata a due compagini su tutte: FGCU (Florida Gulf Coast University) arrivata a giocarsi la Sweet Sixteen nel derby contro Florida e Wichita State arrivata sino alle Final Four.
La non-sorpresa però è arrivata dalla vincitrice. Louisville, guidata in panchina da Rick Pitino, si è imposta in rimonta contro una meravigliosa Michigan (gran torneo) suggellando il terzo titolo della sua storia. Per Pitino invece si tratta della seconda vittoria con due squadre diverse (mai nessuno prima di lui). Il coach bissa la vittoria ottenuta con Kentucky (acerrima nemica “statale” di Louisville) festeggiando così, nel migliore dei modi, la sua entrata nella Hall of Fame.
Nota a margine: è andata male a Obama (che di solito ha notevole intuito). La sua favorita, Indiana, è stata eliminata da Syracuse ben prima dell’atto conclusivo, rimanendo a bocca asciutta. L’appuntamento ora si sposta al piano di sopra con i playoff NBA in attesa che inizi un’altra stagione di autentica pazzia cestistica universitaria.
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