Quando la squadra non ha le maglie

Giocare con la maglia dell’avversario.
O con delle maglie a caso.

È una situazione bizzara in cui però è incappata più di una squadra, anche in tempi relativamente recenti. Può essere successo per vari motivi: la dimenticanza o lo sbaglio di un magazziniere, la perdita dei bagagli, un furto e chissà che altro.
Casi rari, ma che sono accaduti: può succedere che due squadre con colori sociali simili si incontrino, e che la squadra in trasferta non abbia le casacche da trasferta. O che non abbia proprio le casacche.

E allora cosa si fa?

Breve (e sicuramente lacunosa) cronistoria di squadre che hanno giocato con la maglia degli avversari

Innanzitutto, vediamo cosa dice il Regolamento del giuoco del calcio:

E vediamo poi un po’ di episodi curiosi successi negli ultimi 30-40 anni – giusto per non andare troppo in là, a tempi in cui le fonti scarseggiano e la cronaca si confonde con la leggenda.

L’Olympique de Marseille con la maglia dell’Auxerre

Il caso più recente a cui siamo risaliti è della stagione 2007/08. Siamo alla nona giornata e l’OM si presenta sul campo dell’Auxerre con la sola divisa azzurrina, credendo di poter giocare con quella.
Ma per l’arbitro quell’azzurrino è troppo sbiadito, e facilmente confondibile – da lontano – col bianco della maglia dei padroni di casa.

Ecco allora che i borgognoni prestano le loro seconde maglie ai rivali, che si ritrovano a giocare con un’insolita divisa bicolore degna del peggior Mugatu.
Un caso bizzarro per Djibril Cissé, che torna a indossare per sbaglio la maglia del club in cui aveva iniziato la carriera.
Per la cronoca, l’Auxerre vince 2-0.

Il Chelsea con la maglia del Coventry

È il 9 aprile del 1997 e il Chelsea vola a Coventry per una partita di Premier League contro, appunto, il Coventry City. I Blues contro gli Sky Blues: una sfida celestiale!

Non è ancora il Chelsea pieno di grana di Abramovich, ma è una squadra affascinante. In panchina c’è il giocatore-allenatore Ruud Gullit, e in campo ci sono Vialli, Zola, Leboeuf e Mark Hughes.
Quando i londinesi entrano negli spogliatoi di Highfield Road si accorgono che il magazziniere ha portato solo la divisa per le partite in casa.
Vabbè, nessun problema, no?

E invece sì.
Per l’arbitro le divise delle due squadre hanno colori troppo simili: la squadra in trasferta deve giocare con le casacche da trasferta. Però non le ha.
Allora il City presta le sue alla squadra avversaria, e i tifosi del Coventry vedono finalmente avverato il sogno di veder giocare Magic Box con la loro maglia del cuore.
Finisce 3-1 per i padroni di casa.

Gianfranco Zola con la maglia del Coventry City nella stagione ’96/’97.

Il Bari con la maglia del Vicenza

Succede il 12 settembre del 1993.
Siamo in Serie B; il Bari ci è finito inaspettatamente due stagioni prima ma vuole risalire. È una squadra che ha in campo tra gli altri Protti, Tavolieri, Bigica, Amoruso, Alessio.
Ma che evidentemente non ha una volpe a organizzare il materiale per le trasferte.

A dire il vero non è neanche colpa dei magazzinieri.
Il Vicenza gioca ovviamente con la solita maglia biancorossa e il Bari ha come prima divisa quella rossa. Per l’arbitro non va bene.
Allora i baresi tirano fuori la maglia da trasferta: quella bianca. Per l’arbitro non va bene neanche quella. Entrambe si confondono troppo con i colori della squadra di casa.

Per risolvere la situazione i veneti decidono di prestare le loro orribili maglie da trasferta verdi, che i giocatori del Bari indossano sopra i tradizionali calzoncini rossi.
E lo sponsor?
Matarrese è un uomo di mondo e non ha alcuna intenzione di creare casi diplomatici con chi finanzia la squadra – né tantomeno fare doppia pubblicità allo sponsor degli avversari. E allora la scritta “Pal Zileri” che campeggia sulle maglie vicentine viene coperta con un elegantissimo nastro adessivo. Giovanni Muciaccia approva.

La partita finisce con uno spettacolare 1-5 a favore del Bari.

Il Milan con la maglia del Perugia

Il 14 ottobre del 1979 il Perugia di Paolo Rossi e Salvatore Bagni affronta in casa il Milan – che ha in campo un giovane Franco Baresi e alcuni futuri allenatori come Capello, Novellino, De Vecchi e Bigon.

Quel Perugia arriverà settimo in campionato; quel Milan sarà quindicesimo e retrocesso. E che qualcosa non vada nella società rossonera si vede anche quel giorno, quando il magazziniere si dimentica di portare in Umbria la divisa da trasferta. Troppo simile il rosso del Perugia al rossonero del Milan, e allora i padroni di casa prestano agli avversari la terza maglia, quella blu. La partita si conclude 1-1.

Paolo Rossi (Perugia) e Aldo Bet (Milan) durante un contrasto.

Breve (e sicuramente lacunosa) cronistoria di squadre che hanno giocato con la maglia di un’altra squadra a caso

Non sempre, infatti, si è potuto giocare con la maglia dell’avversario. A volte perché non lo si è ritenuto opportuno; altre volte perché neanche l’avversario aveva una seconda maglia.

L’Italia con la maglia del Nissa

No, non del Nizza: proprio del Nissa. Anzi, della Nissa. La squadra di Caltanissetta – che porta il nome in dialetto siciliano della città – non è ovviamente l’avversaria della Nazionale.
È solo la squadra del luogo in cui si gioca la partita Italia-Croazia Under 21, nel lontano 1994.

Quell’Under 21 vince l’Europeo nello stesso anno. È l’Italia di Toldo, Vieri, Panucci, Cannavaro, Inzaghi e tanti altri. Pochi mesi dopo l’Europeo li raggiungerà anche Del Piero. È un’Italia con tantissimi campioni, ma con una divisa sola. Almeno quel giorno.

Quel giorno aveva solo la divisa bianca. E solo una bandiera: quella della Serbia, che viene fatta sventolare sullo stadio invece di quella Croata – perché noi italiani siamo così, ci piace provocare incidenti diplomatici.
Fatto sta che comunque anche la Croazia ha una sola divisa: ovviamente quella bianca.
Si decide dunque di “saccheggiare” i magazzini dello stadio e usare le maglie rosse della compagine locale – la Nissa, appunto -, e di cancellarne lo stemma con un pennarello.
L’Italia vince infine per 2-1.

Se vi fidate, questo è Giulio Falcone che prende un rigore inesistente.

Il Costa Rica con la maglia della Juventus (più o meno)

Succede al Mondiale di Italia ’90, quando i centramericani sfidano il Brasile allo stadio Delle Alpi di Torino – lo stadio costruito apposta per l’occasione, dai cui spalti si vedeva malissimo.
All’entrata in campo delle squadre, i tifosi hanno subito una sorpresa: i giocatori del Costa Rica non indossano la consueta divisa rossa, ma un’inedita casacca a strisce verticali bianche e nere. Un caso?

Se n’è discusso per anni, sospettando, tra le varie cose, che quelle non fossero altro che le maglie della Juventus a cui si voleva rendere omaggio per qualche motivo. Una versione relativamente vicina alla realtà, perché la Juventus in qualche modo c’entra, come spiega anni più tardi il CT del Costa Rica, Bora Milutinovic:

La Juve? Devo qualcosa a questo club. Roba di Italia ‘90: ero a Mondovì in ritiro con la Costa Rica, la federazione non aveva i soldi per la terza maglia, che sarebbe dovuta essere bianconera a strisce verticali, come il “mio” Partizan. Chiamai la segretaria di Montezemolo, una donna magnifica, e lui mi fece contattare da Boniperti. Fu meraviglioso: mi fece arrivare 44 maglie bianconere e con quelle giocammo contro il Brasile. Mi ricordo, entrando nello stadio, che tutti gridavano: Juve! Juve!

fonte: Corriere dello sport, 22/12/2014

Insomma, la maglia bianconera è bianconera perché così doveva essere la terza maglia. E infatti lo sponsor tecnico è Lotto, non Kappa come quello della Vecchia Signora. La Juventus però, a quanto pare, quelle maglie le ha pagate.

Finisce 1-0 per il Brasile (su autogol di Montero).


La Francia con la maglia del Kimberley

Il 10 giugno 1978 Francia e Ungheria si sfidano in una gara inutile e sconfortante: sono le nobili eliminate del Girone B del Mundial argentino, un girone di ferro che vede passare l’Italia e la Seleccion (che poi quel mondiale andrà a vincerlo).

Nel riscaldamento i francesi si accorgono che gli ungheresi ha le maglie uguali loro e, perplessi, vanno a chiedere spiegazioni.
La Francia ha deciso di usare le casacche da trasferta senza sapere che la FIFA aveva chiesto all’Ungheria di fare lo stesso: nelle TV in bianco e nero dell’epoca, le prime divise blu e rosse sarebbero state indistiguinbili.
Il problema è che adesso hanno entrambe le maglie bianche e, ovviamente, nessuna di loro ha portato quelle di ricambio.

La soluzione più semplice è andare nella sede del club più vicino allo stadio Mar de la Plata. Sarebbe la sede del Boca Juniors, ma non c’è nessuno (probabilmente sono tutti allo stadio); vanno allora poco più in là, nella sede del Kimberley, che di buon grado accetta di prestare ai francesi le divise a strisce bianche e verdi.
Alla fine portano fortuna e la Francia vince 3-1.

I calciatori francesi mentre si cambiano, prima della partita. AFP PHOTO

Un paio di casi particolari

Ma gli episodi forse più divertenti non coinvolgono maglie di squadre avversarie, ma quelle della stessa squadra che le indossa. Sono però maglie indossate un po’ a caso.
In che senso? Vediamo.

Il Catania con le maglie dei tifosi

Allo stadio Giovanni Celeste di Messina succede una cosa più unica che rara. I giocatori del Catania si presentano allo stadio con le maglie da trasferta.
Giustamente, pensano loro. Ma non pensano che le loro maglie da trasferta sono bianche proprio come le maglie che il Messina usa spesso in quella stagione: quelle bianco-scudate fatte apposta per il centenario del club.

I messinesi non vogliono riununciare alla maglia storica per mettere quella giallorossa, ma il Catania non ha portato con sé le casacche da casa.
Come fare?
La soluzione arriva dalla gradinata dei tifosi catanesi: gli ultras chiamano a sé i calciatori e prestano loro le maglie che avevano portato per tifare. E così i rosazzurri possono giocare con la loro divisa tradizionale – ma di almeno sette stagioni diverse! Pochi sono invece i gol; anzi nessuno: 0-0.

La Ternana con le maglie scritte a penna

Siamo nel 2005 – il 6 febbraio, per la precisione – e allo stadio Penzo si gioca il match di Serie B tra Venezia e Ternana. Le squadre si presentano con divise molto simili: i lagunari con la consueta casacca prevalentemente nera a inserti arancioni e verdi; gli umbri con la seconda maglia blu scuro e cuciture verdi.
Per l’arbitro, chiaramente, non va bene.

La Ternana non ha una divisa di riserva e il Venezia si rifiuta di cambiarsi – si vocifera per motivi scaramantici, ma forse solo perché noi veneziani in fondo siamo tutti un po’ stronzi.
E così la Ternana usa le maglie da riscaldamento, su cui però non ci sono stampati i numeri: vengono scritti a mano con un pennarello nero. Finisce 3-3.