Cosa fare senza campionato: I migliori tre film sul calcio

“Andrà tutto bene. Restate a casa”

Lo ha detto Ciccio Caputo dopo il suo goal contro il Brescia di ieri sera (9 marzo Sassuolo-Brescia 3:0). Lo ha scritto su di un foglio e lo ho ricordato a tutti noi tossici di pallone in astinenza davanti al SERT di Sky. Se lo ha detto Ciccio Caputo allora è vero e noi dobbiamo farlo. Conte Giuseppe, non Antonio, ai nostri occhi ha meno autorità. Del resto Ciccio quest’anno ha già fatto 13 goal e non esiste miglior discorso alla nazione di questo.

Comunque restare a casa è diventata una questione civile e quasi un dovere istituzionale prima ancora che sanitario. Restare a casa e fare cosa? Senza calcio poi….

Non dobbiamo però disperare perché per noi tossici il calcio è ovunque e allora mettiamoci seduti e godiamoci i migliori film sul calcio.

I posto 

Febbre a 90 (titolo originale Fever Pitch, Tratto dal romanzo di Nick Hornby)

Regia – David Evans

Anno – 1997

Un commento alla Vincenzo Mollica mi imporrebbe di iniziare dicendo “fantastico, esaltante, commovente” ed anche se rifuggo da questo climax smielato, Febbre a 90 rappresenta questo snocciolamento di aggettivi. La storia è quella tra Paul Ashworth (Colin Firth) e l’Arsenal. In mezzo c’è anche la sua storia d’amore con Sarah Hughes (Ruth Gemmell) ma questo non ci interessa.

Uno dei momenti chiave del film…l’Arsenal è campione d’Inghilterra

Febbre a 90 ci racconta dell’insensato, inestricabile e paradossale (agli occhi degli altri) rapporto con la propria squadra. Siamo nella stagione 1988-89 e, dopo ben 21 anni di insuccessi e quasi successi, il nostro Paul si trova ad una giornata, l’ultima contro il Liverpool, dalla vittoria della Premier. Tutto il resto è noia come canta Califano. La storia è bellissima perché Paul, che è un insegnate di letteratura e allenatore della squadra del liceo, non reagisce a nessun altro stimolo se non a quello calcistico. Esiste una vita fuori dal calcio? Soprattutto c’è un passaggio nel film che merita di essere mandato in loop. Si tratta di un flashback dove il giovane Paul seduto in macchina con il padre affronta un discorso “epico”. Il padre – i genitori sono sperati e lui, per entrare in contatto con il figlio, lo introduce al fantastico mondo del calcio – in tono pacato propone a Paul di fare un qualcosa di alternativo alla solita partita, dice “che so magari andiamo al cinema o alla zoo”. Paul non crede alle sue orecchie e allora il padre incalza “credevo che avessimo superato questa fase (relativa al rito della partita allo stadio) e allora Paul sentenzia “Noi non supereremo mai questa fase” e subito dopo attacca Baba O’Riley degli Who.  

II Posto

Mean Machine 

Regia – Barry Skolnick

Anno – 2001 

Mean Machine è un remake del film Quella sporca ultima meta (1974). In questo film non ci sono storie d’amore ne squadre di cacio “reali” ma c’è Vinnie Jones e questo dovrebbe bastare. Se non dovesse bastare sappiate che Vinnie Jones è stato un dei difensori più arcigni della Premier League ad inizio anni ’90 chiedere a Bergkamp e Gascoigne. Vinnie appese le tibie (degli altri) al chiodo è diventato un fantastico attore come dimostra il film di Guy Ritchie, Lock, Stock and Two Smoking Barrels (1998) Se poi considerate che nella partita tra guardie e carcerati – Mean Machine è un prison movie – in porta, ovviamente per i carcerati, c’è Jason Statham……non si può perderlo. Altri chicca, direttamente da Wikipedia “Al minuto 77 appare Ryan Giggs nei panni di secondino. Il cast include anche altri attori che sono stati giocatori di calcio professionisti: Charlie Hartfield, che aveva giocato nello Sheffield United e nello Swansea City, Nevin Saroya, giocatore del Brentford, Paul Fishenden e Brian Gayle, che avevano giocato nel Wimbledon FC.”

Jason “Il Monaco” Statham

III Posto 

Il mio amico Eric (titolo originale Looking for Eric)

Regia – Ken Loach

Anno – 2009

Partiamo dal fatto che Ken Loach è un regista splendido e in ogni suo film – essendo per la maggior parte i suoi protagonisti provenienti dalla cosi detta working class inglese – c’è sempre un po’ di calcio. Il mio amico Eric è un film che ci fa capire quanto il calcio sia fondante delle nostre vite portandoci a mischiare continuamente il piano simbolico con quello reale sopratutto quando l’amico in questione è Eric Cantona un personaggio che noi di Palle di Cuoio abbiamo definito performativo e che negli anni ’90, quando il 7 non avevi sigle da codice fiscale (tipo CR7), terrorizzava e ammaliava gli stadi inglesi. Chiedere al tifoso del Cristal Palace al quale Eric ha rifilato un calcio volante e chiedere alla folla estatica dell’Old Trafford che lo ha ribattezzato ben presto The King. Tornando alla nostra trama, quando, la vita del nostro protagonista Eric Bishop (Steve Evets) inizia ad andare a rotoli l’unico rimedio rimane voltarsi verso quella gigantografia del re di Manchester appesa in camera e chiedere aiuto. Niente di più facile…Eric esce dalla sua icona e diventa guida spirituale in carne ed ossa. Stupendo poi il dissidio interno alla tifoseria dei Red Devils che Loach immortala nel film. Gli amici del nostro Eric Bishop sono infatti, come lui del resto, tutti sostenitori dello United ma allo stesso tempo sono in una sorta di fase di rifiuto del calcio moderno ed iniziano a seguire l’ FC United la costola indipendente dei tifosi del Man.Utd nata nel 2005 dopo l’insanabile contrasto con la proprietà americana. Semplicemente Poesia.

“Il mio gol più bello è stato un assist” confida Eric Cantona prima di iniziare a suonare malissimo la tromba