Juve-Atletico: meglio due feriti che un morto (?)

Ci vuole una bella tazza di caffellatte, per inzuppare quel gran biscotto di Juve-Atletico.

La partita che doveva decidere la seconda qualificata del Gruppo A di Champions league è finita con zero gol, zero cambi, e poco più di zero tiri in porta. “Meglio due feriti che un morto, disse qualcuno”; vero, da un certo punto di vista, ma a metà della ripresa abbiamo iniziato a guardare in loop un documentario sulla vita sessuale degli invertebrati, giusto per vedere qualcosa di meno noioso.

A dirla tutta la partita inizia abbastanza bene e il primo tempo ci regala qualche spunto. Il primo è che al posto dell’Atletico Madrid scende in campo il Verona: molto belle le seconde maglie dell’Hellas, complimenti agli stilisti della Nike. Sono i bianconeri a tenere in mano il pallino del gioco, ma purtroppo non si gioca a bocce, così è il Veron.. l’Atletico ad avere una vera occasione pericolosa, con Koke, al 7′. Dall’altra parte del campo tutti tranquilli: Evra fa rimpiangere Isla e Vidal non vede l’ora di farsi espellere, però le statistiche dicono che la Juve – a fine primo tempo – ha il 70% di possesso palla.

Cosa ce ne facciamo noi delle statistiche?

Una cippa. Ma talvolta aiutano a capire la situazione: i madridisti attendono (tanto, a loro, che gliene importa) e ci provano di tanto in tanto; la Juve macina, manovra, rimugina; spinge, ma non caga. Si va all’intervallo sul nulla di fatto.

La ripresa si può riassumere più o meno così:

 

 

 

 

 

 

 

Una salsola in campo durante Juve-Atletico.
Un momento saliente di Juve-Atletico Madrid.

Sì, avete capito, non è successo niente. O quasi. L’Atletico colpisce un palo direttamente da calcio d’angolo e la Juve ci tenta con qualche tiro da fuori di Pogba e Vidal, ma Moya non si fa stordire dalla noya e para senza problemi. Il tutto dura comunque 15-20 minuti, poi subentra lo spirito di conservazione: una squadra è qualificata, l’altra è prima nel girone. Juve-Atletico si siede così sugli allori del passaggio sicuro agli ottavi di finale; così sicuro che né Allegri né Simeone hanno la voglia di perdere tempo a fare cambi (Morata si scalda talmente tanto che quando rientra negli spogliatoi riesce a fare il tè semplicemente infilando un dito nell’acqua fredda, però alla fine non si leva mai la pettorina).

Un bello spettacolo, per gli avventori dello stadio, che stranamente iniziano a fischiare come disperati a qualche minuto dalla fine – e non stava passando per di là nessuna bella figa. Per carità, sempre bene avere almeno un’italiana qualificata, ma forse un peletto di occasioni in più ce le saremmo aspettate.